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Diffidare dai “sottuttoio”

A dispetto di quello che si legge sui giornali e si ascolta dai media la pandemia e la cattiva gestione dell’emergenza, ha messo in ginocchio larga parte di questo Paese
Le famiglie sono in affanno, le imprese di ogni settore faticano a riprendersi, le risorse per i servizi pubblici non si trovano.
Crescono le diseguaglianze sociali ed economiche. ?
Anche Il Terzo Settore associativo e di volontariato non ce la fa più a stringere la cinghia e le conseguenti chiusure faranno drammaticamente mancare a tante persone e famiglie, socialità, cura e cultura.
Anche adesso che la situazione pandemica sembrerebbe migliorare non vi è un concreto rimbalzo economico ma, anzi, si sta facendo strada un nuovo, terribile baco del sistema: l’aumento spropositato dei costi di luce e gas. ?
Una situazione che, sommata all’aumento dei costi di molte materie prime, porta ad una riduzione del margine operativo di molte aziende, con un mortale contraccolpo per dipendenti e le loro famiglie.
Non so quanti di voi hanno già ricevuto la bolletta con scadenza marzo.
Sia in ditta, che in studio, che a casa, l’aumento varia dal 35 al 100%. ?
Un aumento che sta già producendo maggiore povertà, meno capacità di spesa delle famiglie e anche una crescita insostenibile dei costi di gestione delle piccole e medie imprese, commercio e artigianato in genere.
Anche di quel mondo associativo che con i suoi spazi sociali cerca di dare conforto alle persone fragili e alle fasce più deboli della popolazione.
Gli aumenti delle bollette, potrebbero dare infatti il colpo di grazia a gran parte delle attività che hanno subito drammaticamente gli effetti delle chiusure, delle norme per arginare il covid-19, della poca attenzione di media e politica alle esigenze di quel mondo che garantisce coesione sociale e spazi di vita sociale.
Persone e famiglie, Comuni e enti territoriali, piccole e medie imprese, non devono pagare il prezzo dei ritardi per una transizione energetica giusta.
E neppure tutto il Terzo Settore associativo, troppo spesso dimenticato dai provvedimenti di ristoro e sostegno.
È urgente trovare una soluzione per arginare l’ennesimo tsunami che si sta abbattendo sul nostro Paese che aumenterà la povertà, e le diseguaglianze sociali.
Questa situazione non è sostenibile sin d’ora e i segnali che giungono da tutta Europa, portano a credere che debba ulteriormente peggiorare.
I conti delle famiglie in generale, ma in particolare dei pensionati, delle giovani coppie con figli, anziani con la pensione minima e famiglie che vivono con un unico stipendio, sono davvero pregni di una difficoltà estrema al limite della sopravvivenza.
È un vero e proprio grido di allarme proveniente da ogni tipo di attività, che non può assolutamente reggere un trend di crescita della spesa di questo genere, riguardante anche le altre bollette energetiche e ormai tutte le voci di spesa del proprio bilancio.
In queste condizioni diventerà impossibile per molti, assicurare il mantenimento dei posti di lavoro nelle proprie aziende e/o attività.
Gli interventi del governo dei MIGLIORI sono stati sempre insufficienti e non si capisce dove siano finiti i miliardi finora stanziati.
In Italia è da tempo immemore, che la politica non si occupa seriamente di politiche energetiche, se non per aumentare in ogni modo possibile la tassazione sul consumo di energia per “fare cassa”, per venderci la grande balla di perseguire l’obiettivo politico della “riduzione del debito pubblico”.
A fronte di questa drammatica situazione, occorre calmierare l’energia per le utenze con forme di indennizzo. Serve un deciso cambio di passo nella politica energetica, con misure per ridurre la dipendenza dalle forniture estere, facendo anche ricorso ai nostri giacimenti di gas.
Servono anche interventi sulla fiscalità energetica a favore delle imprese del terziario di mercato, come la riduzione dal 22% al 10% dell’aliquota Iva sulle bollette elettriche e del peso di accise e Iva sui carburanti.
Non vi fate ingannare dai sottuttoio che vogliono venderci l’idea che per le energie rinnovabili occorre spendere tanti soldi che non abbiamo.
È verità che gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, richiedono importanti investimenti iniziali, ma è altrettanto vero che comportano dei costi di esercizio relativamente bassi, essendo l’energia prodotta dal sole, dal vento o dalla geotermia.
Viceversa gli impianti di produzione di energia da combustibile fossile richiedono investimenti iniziali bassi, ma poi subiscono dei costi di esercizio più elevati, essendo legati al consumo di combustibili derivati dal petrolio o di gas metano, che dobbiamo acquistare a caro prezzo, principalmente dall’estero.
Per dare una chiara rappresentazione di quanto la nostra classe politica sia inadeguata, ricordo che tra il 1963 e il 1990 in Italia erano attive in Italia quattro centrali nucleari, progressivamente disattivate dopo il referendum abrogativo del 1987 e il disastro di Chernobyl, avvenuto in Unione sovietica l’anno precedente.
In trentacinque anni abbiamo dedicato pochissime risorse per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, perdendo ancora una volta, come nostro costume, una grandissima occasione.
Perché sarebbero stati investimenti che certamente si ripagavano nel tempo, rendendoci meno dipendenti dalle forniture estere, e rischiose, di energia e, tra l’altro, riducendo l’impatto delle nostre attività sul pianeta.
Ma d’altronde noi italiani siamo campioni del mondo nell’arte di arrangiarsi … quindi … cosa ve lo dico a fare
La vedo davvero buia, altro che luce in fondo al tunnel
Buona Domenica a TUTTI
Roberto Campi
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