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Tra Edouard (Belin) e Dobbelin, “Belin” finisce sulla Treccani

“Anche chi non è mai stato in Liguria di solito associa l’identità locale ad almeno due stereotipi: la presunta tirchieria e il ricorso assai ricorrente alla parola belin (dal punto di vista etimologico la grafia corretta è bellin, con la pronuncia be ́liŋ). Quest’ultimo termine, che è anche il nome dato all’organo sessuale maschile, viene usato come intercalare dai liguri doc: sia quando si esprimono in lingua genovese – nelle sue varianti da Ponente a Levante – sia quando parlano italiano. Come spiega la linguista Sabina Canobbio (già professoressa ordinaria all’Università di Torino) nell’Enciclopedia dell’italiano di Treccani, gli intercalari sono «sequenze… che il parlante inserisce qua e là nel discorso, come personali forme di routine e, in modo per lo più irriflesso, per punteggiare espressivamente il discorso stesso… Possono ricorrere più volte in una stessa enunciazione come veri e propri tic».

Questo l’articolo a firma di Marco Brando, pubblicato nientemeno che sul sito della prestigiosa enciclopedia Teccani.

Brando, giornalista e docente genovese, nonché socio della Società Italiana degli Storici Medievisti, è arrivato a definire l’intercalare più famoso a Genova con l’aiuto del linguista genovese Fiorenzo Toso, professore ordinario all’Università di Sassari, secondo cui la parola “bellin” ha cominciato a colonizzare l’area nell’Ottocento, mentre la variante savonese “abbellinou”, cioè “ingeuo, credulone”, era comparsa 52 anni prima. La parola sarebbe un prestito, nemmeno troppo antico: la conferma sarebbe nel fatto che la documentazione antica ricollegabile a “bellin” si limiti in realtà a un testo in dialetto astigiano di Giovan Giorgio Alione, vissuto tra il 1460 e il 1529. “Qui – spiega Toso – il termine compare due volte in un contesto dal quale si evince il significato di pene”. In ogni caso, il termine sarebbe originario dell’Italia settentrionale, considerate anche le corrispondenza trovate nel cremonese “belēn”, nel bresciano “bilì”, nel parmigiano “bilén” e così via. Tutte espressioni riconducibili a “balocchi, giocattoli”, usate anche per alludere al pene. La parola, una volta adottata dai genovesi, ha fatto il giro del mondo: “bellin” era molto utilizzato all’inizio del ‘900 nella comunità argentina animata da molti emigrati di origini liguri.

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